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Bambini e sport, l´atteggiamento giusto dei genitori

scritto da Fabio Cori Carlitto il 05-03-2015 17:48
Suona la campanella la lezione è finita, di corsa a casa, pranzo veloce, compiti per il giorno seguente e via al campo... Quale genitore non ha idea di cosa sto dicendo? Lo sport rappresenta una delle attività che riempie la settimana di molti bambini, insieme alla musica, al canto, alla danza, al catechismo, al gioco... Ma cosa rappresenta lo sport per loro? Perchè può essere importante che i bambini pratichino qualche forma di attività sportiva? Lo sport può essere una opportunità per vivere a contatto con un ambiente diverso da quello familiare, permette di creare le prime relazioni con i coetanei e con nuovi adulti di riferimento, è un buon "mezzo" di socializzazione, è un´attività utile per la crescita, permette di sperimentare il successo ma anche l´insuccesso, promuove uno stile di vita salutare, trasmette ai bambini l´importanza del rispetto dei tempi e delle regole. Il bambino, attraverso lo sport comunica molto di sè al mondo adulto, lanciando segnali a volte estremamente lampanti, altre volte più mascherati, inerenti emozioni e vissuti che sperimenta nell´ambiente sportivo. Il genitore che segue il figlio nello sport, ha la possibilità di conoscerlo più a fondo, accogliere i progressi rilevati ed offrire, quando necessario, il proprio sostegno. L´approccio positivo del genitore verso l´attività sportiva può promuovere la fiducia che il bambino ha nelle proprie capacità e potenzialità, accrescerne il senso di auto-efficacia, diminuire l´ansia ed incrementare il piacere e la soddisfazione per la pratica sportiva. Con la consapevolezza che l´atteggiamento non è quello che mira principalmente alla vittoria, cosa concretamente gli adulti possono fare?

• offrire sostegno e supporto: l´atteggiamento del genitore verso lo sport dovrebbe improntarsi sull´approvazione, sul sostegno e sull´astensione dalla critica.
• prestare attenzione al clima emotivo: agli allenatori è richiesto di possedere non solo capacità tecniche ma anche psicologiche per gestire il clima emotivo del gruppo o della squadra. Potrebbe succedere che per affinità caratteriali, alcuni bambini appaiano all´allenatore di più facile gestione rispetto agli altri e che su di essi si concentrino maggiormente i suoi sforzi e le sue attenzioni. Se il genitore avesse sensazioni di questo tipo, sarebbe auspicabile affrontasse direttamente con l´allenatore il problema evitando di confrontarsi con gli altri genitori per evitare tensioni controproducenti;
• comprendere bisogni e desideri: le ragioni per cui il bambino partecipa allo sport possono essere diverse e spaziano dalla voglia di trascorrere del tempo con gli amici al desiderio di appartenere ad un gruppo, dalla voglia di sviluppare e padroneggiare un´abilità, al desiderio di competere e di cercare gratificazioni nei successi. Ma concretamente come potrebbero essere esplorate le reali motivazioni del bambino? Semplice: chiedendo di raccontare cosa di quello sport gli piace, che cosa lo diverte, che cosa lo annoia. Ottenendo queste piccole ma importanti rivelazioni, sarà possibile motivare i bambini sulla base dei loro reali desideri;
• sostenere il bambino nell´affrontare fallimenti e paure: è fondamentale a tale proposito che i genitori ed in generale gli adulti che ruotano intorno al bambino, lo aiutino ad apprendere che ogni emozione provata è lecita e, come tale, non necessita di essere negata. Riconoscere gli insuccessi, parlarne con il bambino ed esplorare le emozioni vissute è per lui fonte di rassicurazione. Ascoltare empaticamente le difficoltà del bambino significa anche non cercare di chiudere la comunicazione con "la prossima volta andrà meglio": ai bambini non basta e potrebbero sentirsi incompresi. È invece importante che il genitore dedichi tempo a ciò per permettere al bambino di verbalizzare i propri vissuti e le proprie difficoltà in un clima sereno;
• condividere le emozioni: ai genitori è richiesto un notevole impegno per l´attività sportiva dei loro figli e quando ciò si traduce nell´ennesimo "impegno faticoso", il bambino potrebbe percepire la fatica del genitore. Ciò potrebbe spingere il bambino a sperimentare inadeguatezza o insicurezza perchè il suo essere ed il suo esprimersi nello sport corrispondono ad un peso per il suo adulto di riferimento. Chiaramente nel genitore è lecito che ad un certo punto l´impegno diventi pesante ma per non fare venire meno il senso di sicurezza del bambino è sufficiente condividere con lui le emozioni sperimentate ma in maniera costruttiva (spiegare che è vero che dopo una giornata di lavoro ci si sente stanchi ma nonostante ciò l´impegno di portarlo all´allenamento non viene a mancare perchè vederlo allenarsi è un gran piacere ed una soddisfazione);
• educare al rispetto: è fondamentale che il bambino apprenda il rispetto verso di sé, verso i compagni di squadra, verso l´allenatore, l´attrezzatura e verso la disciplina stessa;
• prestare attenzione alla forma psicofisica: l´idea di base è quella di passare attraverso l´educazione ad una sana alimentazione, un´educazione maggiormente legata alla qualità del cibo da ingerire promuovendo il consumo di alimenti freschi e naturali valorizzandone gli aspetti nutritivi;
• mettere a disposizione l´attrezzatura adeguata per permettere al bambino di praticare l´attività in completa sicurezza.

Oltre a tutta una serie di atteggiamenti importanti dei genitori, un ingrediente che non deve assolutamente mancare nella pratica sportiva è il "divertimento"! Infatti, la principale motivazione alla base dell´abbandono dell´attività sportiva soprattutto nei giovanissimi sembra essere riconducibile alla mancanza di divertimento. Anche in questo sarebbe importante che il genitore facesse attenzione non solo a limitare eccessivi desideri di vittoria manifestati dal figlio ma anche a monitorare l´eventuale atteggiamento dell´allenatore principalmente diretto al risultato a scapito del divertimento.

La psicologa

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